lunedì 14 febbraio 2011

Una nuova rubrica sulla nutrizione su www.ilsegnale.it

"ilsegnale.it" è un giovane quotidiano on line di San Benedetto del Tronto e della provincia di Ascoli Piceno.
Da questo mese, ho l'onore di poter curare una rubrica sull'alimentazione e sul corretto stile di vita.
Oggi, è uscito il mio primo articolo che riporto per esteso ai miei lettori affezionati e che potete leggere nella sezione L'APPROFONDIMENTO sull'home page del quotidiano. Il link a questo primo articolo è il seguente: L'APPROFONDIMENTO: UNA NUOVA RUBRICA SULL'ALIMENTAZIONE A CURA DELLA DOTT.SSA RAFFAELLA TOSI

Quale modo migliore di aprire una rubrica sulla nutrizione spiegando alcuni termini che spesso generano confusione?
I due termini cardine che prendiamo in considerazione sono: dieta e calorie.
La maggior parte delle persone, associa al termine dieta, un regime alimentare di tipo restrittivo, volto per lo più alla perdita di peso. In realtà non è proprio così. Se partiamo dall’etimologia, la parola dieta deriva dal greco dìaita e significa “vita” o meglio “stile di vita” e sta ad indicare un regime alimentare sano ed equilibrato, con il giusto apporto di nutrienti atti a soddisfare pienamente, tutte le esigenze dell’organismo.
Inoltre quando si parla di stili di vita, è utile pensare a tutte quelle “mosse” necessarie a mantenere lo stato di salute: evitare lo stress psico-fisico, alimentarsi in maniera corretta, fare quotidianamente movimento.
La comunità scientifica internazionale attribuisce attualmente all’alimentazione un ruolo fondamentale, proprio per l’importanza che essa ha nella determinazione della qualità della vita e della salute dell’individuo.

Costruire un corretto rapporto con il cibo è essenziale non soltanto per acquisire conoscenze circa le modalità di una corretta alimentazione ai fini del proprio sviluppo corporeo, ma anche per fornire le basi della formazione di un atteggiamento consapevole di cittadini e consumatori in rapporto ai rischi ed alle suggestioni che ci arrivano dalla globalizzazione del mercato alimentare e dalla massificazione dei consumi.
Per stabilire il tipo di un intervento dietetico per un soggetto è necessario definire in modo certo lo stato dell’individuo, con una completa e approfondita anamnesi dello stato di salute (patologie presenti e pregresse, farmaci assunti, valori ematici, variabilità storica del peso), la rilevazione delle abitudini alimentari e di vari parametri fra i quali età, sesso, altezza, peso che determinano (secondo parametri scientifici stabiliti a livello internazionale) l’indice di massa corporea (il famoso BMI o IMC spesso calcolabile on-line anche su siti di dubbia affidabilità) con il quale si stabilisce in linea generica se il paziente è in stato di sottopeso, normopeso, sovrappeso o obesità di I o II livello. Non trovo corretto poi prescindere da una attenta analisi della composizione corporea (con plicometria, impedenziometria, diametri ossei). Solo a questo punto e dopo aver raccolto questi fondamentali dati si può aiutare il paziente a raggiungere l’obiettivo comune del miglioramento dello stile di vita.
Questo preambolo (importante anche per far capire di cosa si occupa il biologo nutrizionista) per ribadire che ogni persona è un caso a se, quindi è fondamentale che il piano nutrizionale sia personalizzato, e non si può assolutamente stabilire a priori quanti kg si possono perdere nel giro di un primo mese di “dieta”. L’intervento dietetico può comportare gravi rischi per la salute se è autodeterminato e senza cognizioni elementari di nutrizione. Diete troppo restrittive e in soggetti a rischio come obesi sono da considerarsi pericolose! L’eliminazione sconsiderata di determinate categorie di cibi è connessa con il rischio di malnutrizione (deficienza di certe sostanze indispensabili), paradossalmente inoltre un obeso potrebbe essere non solo malnutrito ma soggetto a carenze minerali e vitaminiche oltre che di acidi grassi. Quindi risulta errato considerare la dieta come “dieta ipocalorica” adeguata a tutti, e soprattutto autosomministrata.
La dieta ipocalorica non controllata, non bilanciata, e decisa autonomamente
senza rispettare le norme fornite dalla scienza dell’alimentazione, può portare più danni che benefici spesso per l’incapacità del soggetto di valutare dal punto di vista qualitativo (oltre che quantitativo) il giusto apporto di nutrienti.

Mi piace porre l’accento su come noi appartenenti alla società moderna siamo IPERALIMENTATI ma troppo spesso IPONUTRITI.
Cosa significa?
Innanzi tutto è necessario stabilire che tra alimentazione e nutrizione esiste una notevole differenza. L’alimentazione (come dice la parola stessa) è l’insieme di tutti gli alimenti disponibili, siano essi “sani” oppure “insani” (ricchi di grassi saturi, coloranti, conservanti etc), la nutrizione è la scienza che permette di alimentare l’individuo con il corretto apporto di tutti i nutrienti (macronutrienti e micronutrienti) in base alle sue caratteristiche di partenza.
Le nostre dispense sono piene di qualsiasi ghiottoneria si possa desiderare e la maggior parte di noi apporta con il cibo una quantità di energia nettamente superiore a quanta ne viene consumata. Ecco perché buona parte della popolazione risulta iperalimentata.
C’è chi poi si ostina a leggere le tabelle nutrizionali e parla di calorie senza capirne bene il significato.
Dal punto di vista fisico, la “CALORIA” è la quantità di calore che serve per alzare di 1 GRADO CELSIUS (da 14,5° – a 15,5°) un GRAMMO di acqua pura a pressione costante.
Nel campo nutrizionale si utilizzano i multipli delle calorie cioè le “KCAL” che corrispondono a 1000 calorie, e sono le calorie che il cibo cede giornalmente ogni volta che lo ingeriamo.
I “NUTRIENTI” contenuti nei cibi, cioè le sostanze che compongono gli alimenti, non sono tutte energetiche, cioè in grado di fornire energia, vi sono infatti sostanze energetiche, che forniscono la benzina al nostro organismo, attraverso i legami chimici che sono al loro interno ( carboidrati, alcol, proteine e grassi) e sostanze non energetiche in senso calorico (acqua, sali minerali, vitamine).

La nuove teorie dietetiche non danno particolare importanza alle kcal. Pensare solo alla quantità energetica senza tenere presente la qualità di ciò che si ingerisce, infatti non è quasi mai consigliato.
Un esempio per meglio comprendere: l’ipotetica signora Maria per dimagrire ha bisogno di 1400 Kcal.
Se noi le dovessimo dare solo questa informazione, senza una corretta impostazione nutrizionale, rischieremmo che la sig.ra Maria mangi 1400Kcal di frittura, o di cioccolato, o di soli carboidrati….
Potremmo quindi dire che la signora Maria è IPONUTRITA! Ovviamente otterremmo lo stesso il calo peso, ma come sarà diminuita la signora?

Spesso infatti il dimagrimento non è sempre positivo. Nei casi di dieta squilibrata, anche se c’è un diminuito apporto calorico, si può andare incontro ad un calo fisiologico della massa magra (quindi del muscolo) a discapito della massa grassa che rimane inalterata.
Tutto cio’ per dire che , seppure le Kcal ci danno una utile “visione di partenza”, quello che più conta è gestire in maniera adeguata i macro e micro nutrienti, costruire la dieta non su percentuali, ma su grammi di nutrienti per kg di peso corporeo in modo da dare il giusto apporto di grassi (necessari trasportatori), di proteine (per la sintesi proteica) e di carboidrati (mai da abolire) come fonte di energia.
Dott.ssa Raffaella Tosi – BIOLOGO NUTRIZIONISTA www.nutrizionistatosi.com
14/02/2011 ore 12:47

mercoledì 9 febbraio 2011

Cistiti e Candida (Albicans e Glabrata): l’alimentazione può aiutare?


Chi non ne ha mai sentito parlare? Più o meno tutti (donne in particolar modo) una volta nella vita ne hanno sofferto. Ma di cosa si tratta nello specifico?


La cistite è una fastidiosa infiammazione delle basse  vie urinarie (organi cavi che formano un dotto che parte all’interno del rene, continua attraverso dei canalicoli chiamati ureteri, arriva alla vescica e termina con l’uretra che sbocca all’esterno) causata da batteri appartenenti a differenti ceppi (Staphilococcus, Enterococcus, Enterobacter, Proteus ma più comunemente Escherichia Coli) che risalgono verso l’uretra. Il problema interessa principalmente le donne in quanto l’uretra femminile è lunga solo 3/4cm (a differenza di quella maschile di 13/16 cm) e questa brevità favorisce la risalita dei germi dalla zona anale al sistema urinario. 

La Candida  è invece un fungo saprofita (ovvero che è normalmente presente nella mucosa del tenue e momentaneamente nell’ambiente vaginale) che si accresce quando le difese immunitarie  si abbassano per la presenza di tossine. Anche in questo caso, l’infezione può interessare sia l’uomo (casi più rari e dati per lo più dalla trasmissione) che la donna.



E in tutto questo cosa c’entra l’alimentazione?
In base a quanto detto sopra, per la cistite, sono fondamentali le condizioni microbiotiche intestinali. L’intestino insomma deve mantenere l’EUBIOSI (ovvero la prevalenza di flora benefica utile a contrastare l’insorgenza di patogeni responsabili di questo tipo di infezione alle vie urinarie). L’alimentazione può modulare la flora intestinale….come?
È importante evitare gli zuccheri semplici, cereali raffinati, latticini, carni rosse, alimenti con conservanti, caffè ed alcolici e preferire alimenti ricchi in fibra, cereali integrali, pesce, semi oleosi, frutta e verdura di stagione e molta acqua (almeno 2 litri al giorno) lontano dai pasti.
E per la Candida?
In questo caso, l’alimentazione ha un ruolo davvero importante (la dieta errata è una delle maggiori cause di infezione da miceti). I miceti (funghi) si cibano di carboidrati semplici (zucchero come glucosio, fruttosio e lattosio) e tra i sintomi compare la golosità verso  pane, patate, pasta, pizza, dolci. Fondamentale è quindi l’astensione da cibi contenenti zuccheri (cereali e derivati) ed evitare latticini e derivati. Anche l’alcol va evitato perché contiene alti livelli di zucchero e batteri su cui la candida prospera.
Inoltre, tutti questi alimenti, aumentano di molto l’acidità del terreno e vanno ad aiutare la proliferazione dei funghi.
Cio’ accade perché la Candida manda in circolo (nel circolo ematico) 79 tossine alcune delle quali agiscono sul sistema nervoso del soggetto modificandone i pensieri e inducendolo ad una particolare bramosia nei confronti degli zuccheri semplici. 

giovedì 3 febbraio 2011

Prodotti erboristici intestino

Prodotti erboristici intestino: Finocarbo Plus tisana - Erboristeria farmacia parafarmacia prodotti naturali fitoterapia erbe e salute – Aboca

Finocarbo plus tisana filtro si caratterizza per la presenza
di Finocchio e Carvi frutti dalle note proprietà benefiche che,
in sinergia con l’olio essenziale di Finocchio, risultano utili per coadiuvare la fisiologica eliminazione dei gas intestinali.
La componente aromatica, completata da Anice stellato, Camomilla e Menta, determina l’ottenimento di un infuso “opalescente”, che dimostra la presenza di una elevata quantità di essenza. La Liquirizia, dal lieve sapore dolciastro, conferisce un gusto gradevole alla tisana anche senza l’aggiunta di zucchero.

Domande al nutrizionista: anoressia

Alessandra, una studentessa di un liceo scientifico della provincia di Verona ha trovato su internet la mia mail ed ha pensato di contattarmi per aiutarla a rispondere ad alcune domande riguardanti il tema dell'anoressia per un articolo che deve produrre per il giornalino scolastico. "Nel giornalino scolastico -scrive la studentessa- vengono proposti articoli di ogni genere in modo tale da poter "catturare" l'attenzione di tutti gli studenti (articoli riguardo la moda "facebook", articoli sullo sport, quello che succede nella scuola...etc)".

Credo che quella del giornalino scolastico sia una bellissima iniziativa e l'argomento è impegnativo, vasto, ma anche molto delicato.
Ho cercato di trovare risposte alle sue domande nel modo piu' semplice e comprensibile possibile, prima di tutto perchè chi mi scrive è in un'età molto delicata, poi perchè spesso sono presenti dati contrastanti.

"Innanzi tutto partiamo dalla definizione. L'anoressia (come la bulimia ed il bindge eating) fa parte di patologie classificate con il nome di disturbi del comportamento alimentare (DCA). Vengono definiti come
"Persistenti disturbi del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo non secondari a condizioni mediche o psichiatriche conosciute che danneggiano in modo significativo la salute."

  • quali sono i fattori principali che portano a questo fenomeno?

  • I DCA sono patologie multifattoriali. Questo significa che i fattori di rischio per la loro comparsa possono essere:
    1. individuali: sicuramente l'anoressia è piu' comune nelle donne che negli uomini (anche se negli ultimi anni molti uomini ne sono colpiti). Sul perchè di questa "classificazione" possiamo disquisire a lungo: la donna da sempre incarna gli ideali di bellezza quindi vuole a tutti i costi piacere, stare a dieta è una moda e questo anche a causa della pressione fatta dai mass media per cui la donna deve apparire magra perchè "quella è bellezza" e poi non dimentichiamo che la donna è piu' portata dell'uomo a concentrarsi sull'aspetto fisico (le showgirl sono tutte alte, belle e magre, ma i colleghi conduttori spesso sono bruttini e talvolta in carne).
    2. familiari: le famiglie con un membro affetto da anoressia nervosa spesso sono quelle in cui si nota una mancanza di relazioni interpersonali. Il genitore risulta poco autoritario, e spesso da una inadeguata autonomia al proprio figlio rispetto all'età che ha.
    3. socio-culturali:. Secondo una delle tante teorie, con l'avvento del benessere (x tutti), la grande disponibilità di cibo, divenne uno status symbol la magrezza. Quindi si puo' asserire che gli anoressici appartengano soprattutto alla classe media e superiore. Ovviamente non si puo' generalizzare tutto!
    Tutti questi punti vanno a completare il quadro dell'insorgenza della patologia.

  • c'è un'età per queste malattie?

  • L'adolescenza è il periodo piu' delicato della vita dell'individuo. Spesso in questa età le ragazzine si sottopongono ad una dieta, spesso erroneamente "fai da te", spesso copiata da quella dell'amica un po' cicciottella, spesso trovata in casa, spesso su qualche giornale (dove di scientifico non c'è niente). Se poi queste ragazze sono con caratteristiche psicologiche tali da essere ritenute a rischio, ecco qua che facilmente (e senza accorgersene) perdono il controllo del loro peso.
    In generale pero' possiamo dire che le età sono quelle che rappresentano due periodi evolutivi significativi, quello della pubertà e quello della cosiddetta ‘autonomia’, passaggio alla fase adulta.
    • spesso si dice che la moda sia la causa dell'anoressia. Lei condivide questo pensiero?
    Il mio pensiero rimane in linea con  quanto detto sopra. Lo sviluppo economico ha portato alla modifica dell'ideale di bellezza. Per questa ragione si tende a divulgare la notizia che piu' si è magre e piu' si è belle. Del resto gli stilisti preferiscono vestire la donna androgina, che stà nelle taglie 36/38 senza considerare che la maggior parte delle donne normopeso sono di taglie che variano dalla 42 fino alla 46.
    • cosa ne pensa di queste "morti in passerella"?
    Il problema è grave e profondo. Del resto, della morte di Isabelle se ne è parlato poco e male e la notizia è uscita dopo parecchi giorni dal suo decesso. Io penso che la tv, con tutte le sue "veline" del momento non faccia che incrementare l'idea nei giovani che quello è il modello di successo: essere belli, magri, ricchi e fotografati!
    Purtroppo il fenomeno della anoressia non perde terreno, miete vittime sempre più numerose e non soltanto tra giovanissime, ora anche tra persone più adulte e maschi.
    • in percentuale, quante ragazze (e quanti ragazzi) soffrono di anoressia e/o bulimia?
    Non esiste una stima condivisa della prevalenza di anoressia e bulimia, per la difficoltà di uniformare gli studi volti a definirla. In Italia, studi pubblicati rilevano una prevalenza dello 0.2-0.8 per cento per l’anoressia e dell’1-5 per cento per la bulimia, in linea con i dati forniti dagli altri paesi. Ma farne una statistica è davvero difficile. I dati infatti emergono da studi effettuati su azienti diagnosticati...in realtà sono molti i pazienti "non usciti allo scoperto" .