venerdì 31 dicembre 2010

SINCERI AUGURI

Con le elezioni per il rinnovo delle cariche ordinistiche all’interno dell’Ordine nazionale dei Biologi io, insieme ad un gruppo di colleghi Biologi (adesso non solo colleghi ma anche amici) mi sono candidata al Consiglio Nazionale.  In data 30 dicembre 2010 sono stata proclamata eletta al Consiglio Nazionale dei Biologi...cosi si chiude per me il 2010....non posso che augurare a tutti gli amici, colleghi, pazienti di qualsiasi etnia o origine geografica una splendida fine ed un grandioso inizio di nuovo anno! 


Sinceri Auguri


                                                                                                                                 Dott.ssa Raffaella Tosi

domenica 26 dicembre 2010

Sarà davvero cibo biologico?

Riporto un articolo tratto da "l'espresso" on-line e di cui condivido pienamente i contenuti.
Spesso infatti qualcuno mi chiede se consiglio o meno alimenti biologici. La domanda mi lascia sempre perplessa. Purtroppo credo che dietro al discorso del biologico ci sia un business notevole. Senza poi considerare le pioggie acide e l'inquinamento ambientale. Forse gli alimenti biologici dovrebbero crecere sotto serra...ma se nel campo del vicino c'è un'infiltrazione come la mettiamo?
Allora dico si al biologico se ho davanti una persona che ha accertate allegie agli additivi, agli antiparassitari usati in agricolture....mentre a tutti gli altri consiglio vivamente di lavare e sbucciare la frutta ed usareprodotti specifici per la verdura.

l'altricolo che riporto è scritto da Tiziana Moriconi e recita:

"Al Mercatino del biologico nel centro di Milano la prima bancarella che si incontra è di un'azienda agricola di Ponte Nizza, vicino Pavia. Esposte ci sono delle buste con le mele: tre chili, un euro e mezzo. Le coltiva proprio il signore dietro al bancone, e questo per i devoti dell'ecoshopping è un plus. Ma sulla confezione delle mele del signore di Pavia non c'è la fogliolina con le 12 stelle, il simbolo che per legge identifica i prodotti biologi. Delusi? Più che altro preoccupati. Sentite perché.

"L'iter per la certificazione dei prodotti biologici è troppo complesso", spiega l'agricoltore: "Basta un'infiltrazione da un campo vicino per non ottenerla o vedersela revocata. Io so come coltivo le mie mele. E tanto basta. Perché non è detto che i prodotti certificati come biologici siano più salutari dei miei". Di certo sono più costosi: pochi metri più in là le mele costano 3 euro al chilo: vengono dalla Val di Non, in Trentino, e sulla busta troneggia il marchietto Bio. Basta da solo a giustificare una simile differenza di prezzo? Perché le stesse Golden italiane e biologiche persino in un supermercato costano 2,48 euro al chilo, mentre quelle tradizionali ne costano 1,68. Questa è la domanda che tutti gli ecoconsumatori si fanno ma alla quale nessuno sa rispondere con certezza: perché i prodotti bio sono così cari? Sono più buoni? O più salutari?

Chiedetelo a chi si occupa di salute e alimentazione e non otterrete risposta. Per la scienza, la linea di demarcazione tra cibo biologico e "convenzionale" non è affatto netta giacché sebbene ormai gli studi sulle proprietà dei cibi biologici in relazione alla salute comincino a essere un bel numero, la gran parte di queste ricerche non è condotta secondo criteri soddisfacenti sul piano scientifico. Alan D. Dangour, biochimico britannico, esperto di nutrizione e salute pubblica, ha appena finito di analizzare oltre 98 mila articoli scientifici sulle relazioni tra cibo biologico e salute, selezionandone 12 davvero significativi. Risultato: in un solo caso viene mostrata un'associazione tra una dieta strettamente biologica e la riduzione dell'eczema nei bambini. La conclusione, riportata recentemente su "American Journal of Clinical Nutrition", è che non ci sono abbastanza dati per mettere in evidenza eventuali altre differenze.

"Non disponiamo di sufficienti informazioni dal punto di vista nutrizionale e della salute perché gli studi condotti finora hanno preso in esame troppo pochi campioni, o comunque quelli di una sola stagione, e i risultati si possono persino invertire da una stagione all'altra. Ad influire sulle proprietà di un alimento ortofrutticolo sono poi la varietà, il clima e il suolo, quindi è difficilissimo fare delle comparazioni", spiega Flavio Paoletti, ricercatore all'Inran, l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, che da anni si occupa di biologico e raccoglie dati in proposito.

Ma se i lavori scientifici sono pochi e mancano di dare risposte definitive, il motivo per cui si dovrebbero spendere quegli 80 centesimi in più a cuor leggero è invece molto chiaro per chi nel biologico ci ha investito e ci crede. Non sta in ipotetici valori nutrizionali, ma nella certezza di mangiare un prodotto meno "inquinato" e ottenuto nel rispetto della biodiversità e del benessere del suolo (o degli animali, nel caso di alimenti non ortofrutticoli), senza ricorrere a pesticidi e fertilizzanti chimici, ma solo a sistemi e a sostanze "naturali", derivate cioè da piante, animali o minerali. Una certezza che alimenta un giro di affari che in Italia viene ormai stimato in oltre 3 miliardi di euro, mentre il mercato europeo ne vale circa 13 e quello mondiale più di 37, cifra raddoppiata rispetto a cinque anni fa. E che non si cura del fatto che alcuni prodotti biologici arrivano a costare più del doppio dei loro corrispettivi convenzionali, mentre un alimento bio, infatti, costa al produttore dal 20 al 30 per cento in più, in media, rispetto a uno non bio, fanno sapere dall'Aiab (Associazione italiana per l'agricoltura biologica). "Nel caso dei prodotti ortofrutticoli, la differenza si deve al fatto che la produzione di un campo biologico è generalmente inferiore di quella di un campo coltivato con i metodi classici, perché i sistemi ecologici di difesa dagli insetti e dai funghi richiedono tempi più lunghi rispetto ai pesticidi chimici, e possono quindi essere meno efficaci", riferisce l'associazione."

giovedì 16 dicembre 2010

Studio di metanalisi: la carne rossa aumenta il rischio di patologie cardiovascolari?


Spesso si imputa alla carne rossa la responsabilità di far aumentare le patologie cardiache ed il diabete di tipo 2. Se ne sono occupati ricercatori della Harvard School of Public Health in uno studio di metanalisi pubblicato su Circulation (giornale dell’American Health Association). Secondo gli studiosi, sarebbero le carni lavorate le vere responsabili dell’insorgenza di patologie. Quindi al bando i salumi, il bacon, gli hot dog e le carni pronte conservate (in America se ne fa largo uso) che contengono fino a 4 volte in più di ipoclorito di Na (sale da cucina) e ben il 50% in più di nitrati (aumentano del 42% il rischio per il cuore e del 19% il rischio di diabete tipo2).
La conclusione secondo i loro studi è che una porzione a settimana di carne rossa (ma anche meno) è associata ad un rischio relativamente basso di sviluppo di patologie.

Ciò non si discosta molto dalle nostre attuali linee guida!!

Furio Brighenti (ordinario di alimentazione e nutrizione umana c/o l’Università di Parma) commenta dicendo che tutte le metanalisi sono su base indiziaria ma che “il primo e più importante messaggio di salute pubblica da far passare è che comunque mangiare tanta carne aumenta il rischio di altre patologie”

Per scientificità, riporto qui il link all’abstract dello studio: http://circ.ahajournals.org/cgi/content/abstract/121/21/2271

martedì 14 dicembre 2010

Il cibo nella cinematografia

Il cinema spesso ci ha dato spunti di riflessione per quanto riguarda il tema dell'alimentazione.
Tra i titoli di cui tener conto, ricordo:
  1. Il pranzo di Babette (Gabriel Axel 1987 - premio Oscar)
  2. Come l'acqua per il cioccolato (Alfonso Arau, 1992)
  3. Il grande cocomero (Francesca Archibugi, 1993)
  4. Mangiare bere uomo donna (Ang Lee, 1994)
  5. Chocolat (Hallstrom, 2000)
  6. Vatel (Roland Joffè, 2000)
  7. Kitchen stories (Bent Hamer, 2003)
  8. Briciole (Ilaria Cirino, 2005)
  9. Precious (Lee Daniels, 2009)
Vi invito a segnalare titoli ed autori di film che trattino il tema dell'alimentazione....

lunedì 13 dicembre 2010

Mi presento

Sono la dott.ssa Raffaella Tosi, una biologa e mi occupo con passione di nutrizione.
...ho detto nutrizione, non alimentazione....
Ebbene, c'è una profonda differenza tra questi due termini, infatti, noi possiamo considerarci mediamente IPERALIMENTATI (ovvero mangiamo troppo rispetto a quanto consumiamo) ed IPONUTRITI (ovvero assumiamo una minor quantità di nutrienti essenziali per il nostro organismo). Com'è possibile cio? La causa non puo' che essere la dieta squilibrata e il modo erroneo di nutrirsi.
Con questo sito "attivo", mi propongo di informare tutti i lettori sulle novità, e di aiutare chi ne avesse bisogno a capire perchè è utile alimentarsi in maniera corretta.

I commenti sono ben accetti, e intanto mi scuso perchè ancora non maneggio agevolmente questo strumento di comunicazione.

Dott.ssa Raffaella Tosi