mercoledì 23 marzo 2011

COME AFFRONTARE LA VITA...

(di Libero)

Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili.
Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta.
Era stanca di lottare.
Sembrava che quando risolveva un problema, ne apparisse un altro.

Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro.
Lì, riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco.
Quando l'acqua nelle tre pentole iniziò a bollire, in una collocò alcune carote, in un'altra collocò delle uova e nell'ultima collocò dei grani di caffè. Lasciò bollire l'acqua senza dire parola.

La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre....
Dopo venti minuti il padre spense il fuoco.
Tirò fuori le carote e le collocò in un piatto.
Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto.
Finalmente, colò il caffè e lo mise in una scodella.
Guardando sua figlia le disse: "Cara figlia mia, carote, uova o caffè?"

La fece avvicinare e le chiese che toccasse le carote, ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l'uovo sodo. Dopo le chiese che provasse a bere il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma. Umilmente la figlia domandò: "Cosa significa questo, padre?"
Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, "l'acqua bollente", ma avevano reagito in maniera differente.

La carota arrivò all'acqua forte, dura, superba; ma dopo essere passata per l'acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare. L'uovo era arrivato all'acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito. Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l'acqua.

"Quale sei tu figlia?" le disse. "Quando l'avversità suona alla tua porta, come rispondi?"
"Sei una carota che sembra forte ma quando i problemi ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza?"
"Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, un ostacolo durante il tragitto, diventa duro e rigido?
Esternamente ti vedi uguale, ma dentro sei amareggiata ed aspra con uno spirito ed un cuore indurito?"

"O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l'acqua, l'elemento che gli causa dolore. Quando l'acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore."

"Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai sì che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che, davanti all'avversità, illumini la tua strada e quella della gente che ti circonda".

Per questo motivo non mancare mai di diffondere con la tua forza e la tua positività il "dolce aroma del caffè".

martedì 22 marzo 2011

Come mangiano le donne? Risultati finali della ricerca e aspetti nutrizionali.


Di recente ho presentato ai lettori gli aspetti preliminari di una ricerca condotta con IIRIS (Istituto Italiano Ricerca Informazione Statistica) di San Benedetto del Tronto (AP) sulle abitudini alimentari delle donne. Un estratto della prima parte del “report” è stato pubblicato sul quotidiano on-line “ilsegnale” in occasione del giorno della festa della donna ed è consultabile per intero al link http://www.nutrizionistatosi.com/2011/03/donne-prima-parte.html .  L’analisi preliminare si concludeva con i dati relativi all’abitudine alla prima colazione all’importanza dei 5 pasti giornalieri e dello spuntino spesso sbagliato. 
Anche la restante parte del report sarà pubblicata su "ilsegnale" ma per motivi redazionali e per ragioni di lunghezza del report la seguente relazione è stata suddivisa in 3 parti. 
Riporto ai lettori del mio blog l'analisi per intero dello studio.

In questa ultima parte, mi sono ripromessa di analizzare i dati dandone una lettura volta alla comprensione di un concetto fondamentale per la mia professione: l’educazione nutrizionale. Oltre a porre domande sugli usi alimentari, siamo andati a valutare anche le conoscenze delle donne in fatto di tipologie di cibi.
Nella maggior parte dei casi che si presentano nel mio studio, propongo un modello alimentare che ha come base i principi della Dieta Mediterranea (non dimentichiamoci che è patrimonio dell’UNESCO). Ma come si articola questa modalità alimentare? È la cucina che, ci ha consentito di avanzare e che ora, con le ultime scoperte scientifiche, il mondo intero ci invidia perché salutare come  nessun'altra. Si basa su alcuni punti cardine tra cui:
·         Recupero delle tradizioni che per storia economica e gusto configurano una cucina povero di proteine animali e ricca di proteine vegetali, di amidi piuttosto che di zuccheri e grassi animali, quindi con l'olio d'oliva dominante.
·         Nessuna aggiunta, se non necessaria e meditata, di altri liquidi (acqua, panna, latte, vino ecc.).
·         Particolare ricerca (in primo luogo nel singolo piatto, ma anche nella successione delle portate offerte) della cosiddetta complementazione, cioè dell'unione con poca carne, pesce o pasta di più verdure o legumi, ciascuno con una proteina sua propria: tale che tutte insieme diventano sostitutive di quelle nobili animali, proprio in quanto vengono assimilate contemporaneamente.
·         Ricerca dì un puntuale recupero degli ingredienti naturali, giunti appunto alla maturazione in maniera naturale e nel proprio habitat, quindi esclusione delle cosiddette primizie.
·         Assoluto freschezza e sanità di ciascun ingrediente
·         Elementarità nelle cotture, ciascuno nel suo tipo e categoria, così da conservare al massimo i principi attivi e i sapori e colori originarli.

La dieta mediterranea ha alla base l’assunzione giornaliera di carboidrati. Ma quando si parla di carboidrati è errato pensare solamente a pane, pasta, riso e patate. Infatti a questa grande famiglia di nutrienti appartengono anche le fibre alimentari. I carboidrati, o glucidi, sono assolutamente necessari nella nostra dieta. Essi infatti, sotto forma di glicogeno nei muscoli e nel fegato, rappresentano una riserva energetica a rapida utilizzazione. Hanno diverse funzioni:
- Funzione protettiva (agiscono sul risparmio proteico e la riserva glucidica rende il fegato più resistente all’attacco di virus, batteri e tossine)
- Funzione plastica (sono costituenti di acidi nucleici, glicoproteine e glicolipidi)
A seconda della struttura chimica possono essere suddivisi in glucidi semplici e complessi.
I primi sono presenti nello zucchero da cucina (glucosio), nel latte (lattosio), nella frutta (fruttosio), nel miele, nei dolciumi, negli ortaggi. I secondi invece si trovano soprattutto nel pane, pasta, patate, riso (amidi) .
La FIBRA ALIMENTARE costituisce la frazione glucidica non disponibile, ovvero non digerita ed assorbita dal nostro organismo. La fibra conferisce senso di sazietà, aumento della massa fecale, favorisce la peristalsi contrastando la stipsi ed evitando i problemi ad essa associati: diverticolosi, ragadi emorroidi. È inoltre ben documentato quanto il consumo di fibra diminuisca l’incidenza di malattie cronico-degenerative: tumori del colon/retto, diabete e malattie cardiovascolari.
Se quindi esistono differenti tipi di carboidrati, è importante che la nostra dieta, pur contemplandoli ciclicamente tutti, sia più sbilanciata verso alcuni alimenti piuttosto che altri.
La pasta, ad esempio è per eccellenza l’alimento che si assume più frequentemente. MA esistono differenti tipi di pasta. Abbiamo chiesto alle intervistate che tipo di pasta prediligessero e 108 donne sulla totalità del campione ha dichiarato di utilizzare la comune pasta di semola di grano duro. Le donne over 50 dichiarano di prediligere la pasta all’uovo o ripiena, mentre un dato incoraggiante arriva dalla fascia intermedia di età che gradisce anche la pasta integrale. Questo perché probabilmente le donne di tra i 36 ed i 49 anni sono più attente ed informate sulle proprietà nutrizionali degli alimenti.
È stato interessante valutare se le intervistate conoscessero la differenza tra farine raffinate e cereali semplici. Soltanto poco più della metà di loro (51,2%) dichiara di conoscerla e si tratta soprattutto di donne over 50 (fig 1).

Figura 1

Se questi dati ci hanno lasciato ben sperare, facendo un confronto diretto tra quanto dichiarato e la domanda “quali sono i cereali che consumi maggiormente” posso facilmente intuire che il concetto di cereali semplici non è del tutto chiaro. Le risposte a questa domanda si sono dimostrate le più disparate. Molte donne hanno risposto che i cerali da loro consumati sono le farine (quando queste subiscono sempre un processo di raffinazione), la pasta ed il riso; qualcuna ha interpretato la domanda pensando ai cereali (tutt’altro che poco lavorati) che si utilizzano a colazione come i korn flakes, il muesli (che è un mix di vari ingredienti e comprende anche la frutta secca), le barrette al cioccolato, e  diverse donne hanno risposto che i cereali da loro consumati sono lenticchie e ceci (che non sono assolutamente cereali ma appartengono alla famiglia dei legumi, con tutt’altre proprietà nutrizionali). 
È importante ricordare che i cerali semplici sono tutti quei cereali che non hanno subito lavorazioni particolari né brillatura, quindi tra questi sicuramente l’orzo, il grano saraceno, il farro, il miglio, l’avena, il kamut, il riso integrale e molti altri. Questi alimenti sono importanti non solo perché apportano carboidrati (soprattutto amido e fibra), ma anche vitamine, minerali ed altre sostanze di grande interesse per la salute (dati INRAN). Le nuove linee guida per l’alimentazione si incentrano più sui cibi che sui singoli nutrienti: se ad esempio prima si diceva che metà delle calorie dovevano essere carboidrati, ora si specificherà che è meglio siano provenienti da cereali integrali e non da farine raffinate o zuccheri semplici. Questo anche perché, nei soggetti che seguono una dieta molto ricca di carboidrati raffinati si ha superstimolazione delle cellule beta del pancreas con eccesso di secrezione di insulina. Insomma i carboidrati raffinati, sicuramente non sono da preferire, non aiutano il dimagrimento nei soggetti che necessitano e hanno soprattutto un indice glicemico troppo elevato.

Come precedentemente specificato, la fibra fa parte della grande famiglia dei carboidrati e quindi il passo successivo è quello di parlare di frutta e verdura.  Le linee guida per una sana alimentazione raccomandano il consumo di almeno cinque porzioni giornaliere di frutta e verdura. Una meta analisi pubblicata sul Journal of Human Hypertension rafforza tale raccomandazione sottolineando l’importanza di frutta e verdura nella prevenzione delle patologie coronariche. Non solo si da importanza alla quantità di porzioni, ma anche alla tipologia di alimento. La nuova piramide alimentare della dieta mediterranea moderna (che presenterò in una successiva occasione) specifica anche l’importanza di variare i colori di frutta e verdura. Sono “5 i colori della vita” presentati anche dal ministero della salute: Bianco, blu-viola, giallo-arancio, rosso e verde. La loro importanza risiede nel fatto che ogniuno di questi gruppi ha dei componenti con delle particolari caratteristiche salutari (es: i frutti rossi, come pure i pomodori sono ricchissimi di elementi antiossidanti, i cosi’ detti phytochemicals).
Dai dati emersi, solamente il 31,7% delle intervistate è a conoscenza della giusta quantità di frutta e verdura da assumere (fig.2)


Figura 2

Inoltre quasi il 40% del campione mangia frutta solo 1 volta al giorno e verdura ed il 45,6% mangia verdura 2 volte al giorno. Insomma, il totale risulta molto vicino alle 3 porzioni, quantità troppo basse per potersi assicurare tutti i benefici provenienti da questi preziosi alimenti.
 
A proseguire, abbiamo voluto chiedere in che modo durante la settimana fossero distribuiti gli alimenti che costituiscono i nostri “secondi piatti”. Abbiamo considerato vari tipi di carne (bianca, rossa e bistecca vegetale), le uova, diverse categorie di pesce (azzurro e di acqua dolce), prodotti inscatolati a base di carne e pesce , derivati del latte (fig.3).


Figura 3

Il grafico ci da un quadro generale della situazione. I sostituti vegetali della carne, non sono ancora molto diffusi ed apprezzati, sebbene la soia sia l’unico vegetale contenente tutti gli amminoacidi essenziali al pari delle carni. Formaggi e altri derivati del latte vengono mangiati fino a 3 volte a settimana, prodotti inscatolati una volta alla settimana, quasi mai molluschi e pesci di acqua dolce mentre i pesci grassi ricchissimi di Omega 3 da 0 ad 1 volta alla settimana. Rispetto a questi pesci, è importante dire che gli acidi grassi Omega 3 hanno un effetto benefico sulla salute cardiovascolare e sulle funzioni visive. Essendo il nostro campione appartenente a  zone principalmente vicine alla fascia costiera del medio adriatico, ci saremmo potuti aspettare un consumo di pesce azzurro di almeno 2 volte alla settimana, Invece, solo il 52% delle intervistate mangia pesce e lo mangia solo una volta alla settimana. Il 37.5% delle donne non mangia questa tipologia di pesce. Mangiare pesce rallenta sensibilmente l’arrivo della demenza senile ed aiuta nella prevenzione delle complicanze renali in pazienti che soffrono di diabete.  Questo  anche perché la quantità dei grassi e delle proteine contenute nel pesce è decisamente superiore a quelle contenute nella carne e questo alimento fornisce un contenuto molto basso di colesterolo (fatta eccezione per i crostacei).
La carne bianca (pollo, tacchino e coniglio ed anche maiale) viene utilizzata dal 55% delle donne solo una volta alla settimana mentre sarebbe buona regola mangiarla almeno due volte alla settimana a discapito della carne rossa. Il 29% delle donne cucina carne rossa 2/3 volte alla settimana. La carne rossa (manzo, vitello, maiale e cavallo) presenta vantaggi e svantaggi: se, da un lato, vanta un contenuto di ferro leggermente superiore, dall’altro è anche più ricca di grassi. Secondo i dati INRAN, la carne di cavallo ha un contenuto di ferro di 3,9 mg/100 g; nella carne di bovino adulto il valore del ferro oscilla tra 1,1 e 1,9 mg/100 g (a seconda dei tagli); nel pollo, invece, questo è mediamente di 0,6-0,7 mg/100 g e scende a 0,4 mg nel petto di pollo. C’è pero’ da aggiungere che una dieta con molta carne rossa aumenta il rischio di ictus nelle donne.
Per concludere al meglio la descrizione dei pasti abbiamo cercato di capire che rapporto avessero le donne con i dolci. La maggior parte delle intervistate (36,6%) dichiara di mangiare dolci specialmente la mattina ma non è da sottovalutare il fatto che quasi il 20% di loro (19,7%) mangia dolci dopo cena. È un dato che caratterizza molto il sesso femminile. La sera, in totale relax davanti alla televisione ci si lascia andare e, un po’ per noia, un po’ perché in quel momento della giornata c’è un generale calo dell’attenzione e ci si scarica dallo stress accumulato,  ecco che il dolce rimane la valvola di sfogo preferita.  È interessante notare che sono le donne dai 36 anni in poi ad avere questa abitudine. Oltre i 50 anni invece, è alta la percentuale di donne (27%) che consuma abitualmente dolci dopo i pasti principali (fig.4).
Se da un lato mangiare dolci dovrebbe essere un lusso da concederci non più di una volta alla settimana, è altrettanto importante ricordare che il dolce assunto la sera dopo il pasto è tutt’altro che salutare: crea un innalzamento del picco glicemico e soprattutto aggiunge al pasto Kcal che non verrebbero smaltite.


Figura 4

Abbiamo concluso lo studio con una semplice domanda correlata all’idratazione (febbraio è stato il mese dell’idratazione, ma ben pochi purtroppo ne erano a conoscenza!). L'acqua è il nostro costituente fondamentale: nell'organismo umano adulto è presente in una quantità pari al 60-65% del peso corporeo. L'acqua è fondamentale per l'organismo: è infatti il mezzo attraverso il quale si svolgono tutte le reazioni metaboliche. Interviene nei processi digestivi (all’interno dell'intestino fa volume prevenendo la stipsi), nella regolazione della pressione osmotica, nel trasporto delle sostanze nutritive e nel mantenimento della temperatura corporea (la giusta quantità d'acqua permette al cervello di controllare correttamente i meccanismi di termoregolazione del nostro corpo). La mancanza d’acqua da origine a scompensi come: crampi, sensazione di spossatezza e mancamenti nei casi di disidratazione più gravi.  Inoltre la presenza dell'acqua è fondamentale nel sangue, non solo perché è il principale elemento del plasma (la componente liquida del sangue), ma anche perché assolve all'importantissima funzione di regolare il volume del sangue e la sua fluidità. Un organismo fortemente disidratato ha il sangue più denso e, di conseguenza, la circolazione rallentata.
Quando l'acqua introdotta e formatasi nell'organismo equivale a quella eliminata (urine, sudore, respirazione e traspirazione) l'individuo è in equilibrio idrico.
Purtroppo il 41% delle intervistate ha dichiarato un consumo di acqua pari ad un litro al giorno.
Ma non solo, spesso le donne assumono bevande alcoliche (fig.5) specialmente nella fascia di età over 50. L’alcool come già accennato, non ha potere nutrizionale e non è una bevanda idratante (semmai il contrario) per il nostro organismo. Ritengo di fondamentale importanza sensibilizzare la popolazione al corretto utilizzo di alcool. È importante anche sfatare il mito sull’apporto di polifenoli (sostanze antiossidanti) proveniente da vino. Per garantire una corretta integrazione di sostanze antiossidanti ci vorrebbe molto più di un bicchiere di vino al pasto che a lungo andare potrebbe creare danni al fegato, quindi è sicuramente più salutare introdurre antiossidanti con l’assunzione giornaliera di frutta e verdura (5 porzioni die).


Figura 5

Per assicurare una buona idratazione, è utile assumere almeno due litri al giorno di acqua e per lo più lontani dai pasti. Un rischio da evitare è quello di bere solo quando ne avvertiamo strettamente il bisogno, perché potrebbe essere già troppo tardi. Infatti, l’ipotalamo (ghiandola situata nel cervello) che regola il senso di sete talvolta “fa partire” in ritardo lo stimola all’idratazione. In altre parole, quando sentiamo sete, il nostro organismo è già in fase di disidratazione perciò, bisogna imparare a idratarsi regolarmente durante la giornata, anche quando si crede di non averne bisogno.
Per concludere le acque minerali non sono tutte uguali. Per donne in gravidanza e bambini si consigliano acque con pochi nitrati, chi desidera prevenire l’osteoporosi è meglio invece assuma acqua ricca di calcio, per chi ha disturbi pressori è bene evitare quelle con più di 200 milligrammi di sodio. Inoltre, l’acqua del rubinetto non è meno buona perché è controllata e sicura (attenzione però alle autoclavi condominiali specialmente se non è assicurata l’igiene delle stesse e c’è poco ricircolo) e se lo richiediamo alla nostra Asur di appartenenza  potremmo conoscere il contenuto di sali minerali dell’acqua comunale.


“… La moderna scienza della nutrizione ha dimostrato che questi cibi veri e le diete basate su di essi incidono sulla salute, favorendo approcci più efficaci per la prevenzione delle malattie croniche…” (Dariush Mozaffarian, David Samuel Ludwig – Harvard Medical School, “Dietary guidelines in the 21st century – a time for food.” JAMA – Journal of American Medical Association – Agosto 2010

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mercoledì 16 marzo 2011

il Binge Drinking

Proviene dal Nord Europa e si chiama "binge drinking", e consiste nell'assunzione di bevande alcoliche diverse in un breve intervallo e lontano dai pasti, in modo da raggiungere in maniera rapida ed efficace l'obiettivo, che è l'ubriacatura. È questo uno dei temi della relazione trasmessa dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ai presidenti di Camera e Senato, nella quale vengono illustrati i dati più recenti in tema di alcol: quasi 8,5 milioni di cittadini bevono oltre la soglia di rischio e tale abitudine riguarda il 15,8% di chi ha più di undici anni, tra cui circa 475mila adolescenti con meno di 16 anni, pari al 18,5% dei ragazzi ed al 15,5% delle ragazze. Secondo il rapporto, la situazione tra la popolazione più giovane è peggiorata anche per abitudini di "importazione" come il binge drinking, divenuta pratica consueta soprattutto per i giovani uomini tra i 18 e i 24 anni (21,6%) e nella fascia 25-44 anni (17,4%), ma diffusa anche fra le donne fra i 18 e i 24 anni (7,9%); fra le giovanissime di 11-15 anni, è addirittura più diffusa che fra i coetanei maschi. Le medie giovanili sono nettamente superiori a quella nazionale che è di 12,4% per gli uomini e del 3,1% delle donne. Nell'ultimo decennio è cresciuta anche la percentuale quota di chi beve al di fuori dei pasti: nella fascia d'età 11-25 anni, come emerge dalle rilevazioni del 2009 questo comportamento ha riguardato il 34,4% dei maschi e il 22,8% delle femmine.

(estratto da Doctor news)

Allergie ai pollini ed alimentari

Nelle persone allergiche ai pollini, in particolare delle betullacee, è elevato il rischio di sviluppare anche un allergia alimentare. Il dato è stato verificato dagli esperti dell'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano che ne hanno parlato ieri, in occasione dell'appuntamento di informazione medico-scientifica "Casi clinici in scena". I ricercatori hanno raggiunto questa conclusione dopo due indagini sui pazienti, realizzate nel 2009 e nel 2010. Nel primo anno sono stati visitate 322 persone con allergia a pollini, di cui il 62,7% sensibilizzato solo, o anche, a pollini di betullacee (betulle e ontani) e corilacee (noccioli e carpini). Nella primavera 2010 è stata indagata invece una popolazione di 75 allergici ad alimenti vegetali, ed è emerso che il 14,6% dei pazienti era sensibilizzato primariamente agli alimenti, mentre l'85% era sensibilizzato primariamente al polline e solo secondariamente agli alimenti. In particolare, per 46 pazienti (61%) è stata riconosciuta la frazione allergenica degli alimenti: le proteine Pr10 (presenti nei frutti della famiglia delle rosacee, come mela, pesca, pera, ciliegia) che in precedenza li aveva resi allergici al polline degli alberi.

(estratto da Doctor news)

martedì 8 marzo 2011

Donne &....cibo (prima parte)

Sul quotidiano on-line ilsegnale.it è uscita oggi, in occasione della festa della donna, la prima parte dell'indagine DONNE &...CIBO. Allego l'articolo e presto anche la seconda parte della ricerca.
Come mangiano le donne? Aspetti preliminari della ricerca
Secondo appuntamento con la biologa nutrizionista Raffaella Tosi


Con molto piacere ho accettato di collaborare con l'IIRIS (Istituto Italiano Ricerca Informazione Statistica) di San Benedetto del Tronto (AP). 
Insieme ai collaboratori dell'Istituto e sotto la coordinazione della dott.ssa Vera Mascaretti, direttrice delle ricerche, è stato preparato un questionario per indagare le abitudini alimentari delle donne.
Il rapporto fra alimentazione e società ci appare del tutto intuitivo, infatti, attraverso l'analisi della prima si può ottenere una visione della seconda, poiché le abitudini alimentari possono essere rappresentative di una fascia sociale o territoriale ben determinata.
Particolare attenzione va, inoltre, alle mutate tecniche di produzione agricola e di conservazione del cibo, alle influenze di altri Stati sui nostri bisogni, e non ultimo al ruolo dei mass media, che tanta parte hanno nella diffusione di nuovi prodotti alimentari, che il più delle volte conservano la funzione nutritiva come elemento di contorno, tutti fattori che hanno un ruolo determinante in questi cambiamenti.
Siamo partiti dalla considerazione che da le donne, vuoi per convenzione sociale, vuoi per la grande influenza dei media, siano da sempre attente all’apparire e disposte a sottoporsi a trattamenti (ed auto-trattamenti) per essere più snelle e magra ed assomigliare alle “signore” delle riviste patinate e della televisione.
Per prima cosa è stato necessario suddividere il campione composto da 164 donne sia per fascia di età, che per condizione socio-lavorativa.
Mentre soltanto 11 donne appartengono alla fascia delle over 50 e 42 alla fascia di età compresa tra i 36 e 49 anni, ben 111 donne (il 68%) rientrano nella fascia di età compresa tra i 20 ed i 35 anni. Questo dato si spiega facilmente in quanto il questionario è stato divulgato principalmente on-line e sono proprio le più giovani ad avere un rapporto più stretto con i mezzi telematici.
Quanto alla condizione sociale, il 36% del campione svolge attività impiegatizia, a seguire: libere professioniste, studentesse, disoccupate, pensionate, insegnanti, casalinghe, dirigenti, imprenditrici ed operaie (fig.1).
 Figura 1

Per capire meglio che immagine le donne hanno di se stesse, abbiamo proposto una domanda specifica sulla percezione di loro stesse chiedendo se si vedessero sottopeso, normopeso, sovrappeso oppure obese e abbiamo confrontato la loro risposta con l’indice di massa corporea (IMC) conosciuto da qualcuno anche come body mass index (BMI) opportunamente calcolato.
Ebbene, mentre 2 intervistate non hanno rilasciato dati sul proprio peso ed altezza (parametri necessari per il calcolo del BMI), ben il 41% (67 donne) ha una errata percezione di se stessa. Tra queste possiamo differenziare chi sottostima e chi invece sovrastima la propria conformazione corporea affermando che mentre le donne sottopeso, normopeso e sovrappeso tendono a vedersi “più grasse”, le donne obese, non accettano il loro stato tanto da vedersi solamente sovrappeso.  È interessante far notale che questa errata percezione non è significativamente correlata con lo stato socio-economico delle intervistate.
La metà delle donne si è sottoposta a “dieta” ed il 10% del campione che invece non ha mai effettuato nessun trattamento, pensa di averne bisogno.
Il dato allarmante è che tra tutte coloro che si sono sottoposte a regime alimentare controllato, ben il 40% non si è rivolta né ad un biologo nutrizionista, né ad un medico, ma hanno attuato un fai da te (fig.2).
Questo dato è più evidente nella fascia di età giovane (20-35 anni) e nelle over  50 ma non è correlabile con la professione in modo significativo. 
 Figura 2

Non meno importante è stato valutare i livelli di attività fisica svolta dalle donne. Interessante notare che la maggior parte delle donne dichiara di fare attività fisica, ed in questo primeggiano le impiegate (39%), probabilmente per la necessità di muoversi dopo aver passato diverse ore sedute durante il lavoro. Anche i dati sulla frequenza dell’attività fisica sono confortanti in quanto la maggior parte delle donne (il 59%) pratica sport dalle 2 alle 3 volte alla settimana. 
 Figura 3

Pensando poi al mondo delle palestre dove spesso vengono commercializzati e consigliati integratori alimentari per il miglioramento delle performance fisiche è stato chiesto alle donne se fanno uso di integratori. La risposta è stata quasi scontata: la maggior parte delle donne non ne assume essendo questa una tendenza che interessa maggiormente il mondo maschile.
 Coloro che assumono integratori prediligono i multivitaminici, specialmente se si tratta della fascia di età più giovane. In realtà, le vitamine dovrebbero essere opportunamente as­sunte con gli alimenti e non con gli integratori.
 Dai 36 ai 49 anni si da maggiore importanza all’integratore brucia grassi, che di per se non ha alcun effetto se non associato al movimento e ad un regime alimentare controllato. Le over 50 invece vanno alla ricerca della formulazione anti età e solo una minima percentuale di loro (12,5%) comprende che l’uso degli antinvecchiamento può essere utile se assunto pre-menopausa, più in generale prima dei 50 anni.  Secondo la National Academy of Sciences americana non vi è prova che alte dosi di antiossidanti (vitamine A e C e β-carotene) possano ridurre il rischio di malattie legate ai fenomeni di ossidazione e invecchiamento.
Gli integratori stanno avendo grande successo probabilmente perché trasmettono un messaggio positivo ad un'ampia fascia della popolazione: migliorato benessere e protezione dal processo di invecchiamento. L'utilizzo di una gamma assai ampia di tali prodotti pone però il problema della loro validità scientifica e della loro utilità. In Italia non sembrerebbe giustificata un'assunzione generalizzata, in mancanza di effettiva carenza di fattori nutrizionali.. 
Figura 4
 
Dopo queste domande utili per avere un quadro iniziale delle intervistate, la scelta delle domande è stata piu’ specifica. Come nutrizionista è stato mio interesse andare a confermare dei dati che quotidianamente raccolgo in studio durante il primo incontro con il paziente.
Tra i principi generali della corretta alimentazione, sono fondamentali il numero e la frequenza dei pasti. Comuni abitudini di vita dimostrano che gli spuntini tra i tre pasti giornalieri aumentano il benessere ed il rendimento nel lavoro, mentre l'omissione della prima colazione diminuisce le prestazioni fisiche ed intellettuali. Spesso i ritmi della vita moderna inducono a mangiare una o due volte al giorno,  esponendosi all'obesità ed altre note malattie. 
La ripartizione dei pasti si articola normalmente su cinque momenti giornalieri, tre principali (prima colazione, pranzo e cena) e due di sostegno (spuntino di metà mattinata e merenda). Questa buona abitudine è utile principalmente per mantenere costantemente in attivo il nostro metabolismo. Si dovrebbe partire da una sana e ricca colazione che puo’ arrivare a coprire il 20% del fabbisogno calorico giornaliero.
Le nostre intervistate usano fare colazione in modo classico, ovvero con latte e caffè con aggiunta di cereali/fette biscottate. È sbagliato saltare la prima colazione o limitarsi a bere tea o caffè in quanto in questo modo risulta inesistente/basso l’apporto di zuccheri necessari per iniziare la giornata (fig.5).  Abbiamo potuto notare che generalmente sono le donne comprese tra i 36 e 49 anni che tendono a perdere l’abitudine per la colazione completa prediligendo caffè e tea.

Figura 5

L’importanza dei 5 pasti giornalieri purtroppo non è un concetto del tutto chiaro. Oggi, tutti gli studiosi di nutrizione umana sono concordi nel ritenere i cinque pasti giornalieri funzionali alla salute e allo sport (questi risultati sono confermati anche da studi su animali). Spesso si tende a pensare che 5 pasti aumentano la quantità di kcal ingerite durante la giornata. Innanzi tutto, come precedentemente scritto, le moderne teorie della scienza dell’alimentazione mettono da parte il counting calorico, prediligendo il concetto di alimentazione sana e ben bilanciata accompagnata da un corretto stile di vita (piu’ movimento, ovvero almeno 10mila passi al giorno per il mantenimento del buono stato di salute).
Inoltre uno studio particolarmente significativo per autorevolezza e diffusione (Tecumesh Community Health Study),  effettuato su mille uomini, conferma che la frequenza di assunzione del cibo è inversamente proporzionale al grado di obesità.
In altri termini, a parità di kcal ingerite, il maggior numero di pasti comporta:
-         meno peso corporeo; 
-         maggiore controllo di colesterolomia; 
-         maggiore tolleranza al glucosio  e normale risposta di insulina 
-         maggiore controllo della composizione corporea (% di massa grassa e magra) 
-         aumentata attività di lipolisi 
-         più predisposizione all'attività motoria.
Il nostro campione di intervistate saltuariamente fa gli spuntini assumendo la maggior parte delle energie dal pranzo e dalla cena (fig.6). da non sottovalutare che l’apporto energetico degli spuntini dovrebbe essere vicino al 10-15% delle kcal totali assunte nella giornata, quindi, un pasto a tutti gli effetti.
Il dato piu’ sconfortante deriva dalla descrizione dello snack. Le fasce giovani (25-35 anni) sono quelle che consumano maggiormente merendine e snack salati invece di prediligere la frutta (purché fresca e di stagione) o uno yogurt . 

Figura 6

Dall’istogramma di fig.7 possiamo notare anche quali alimenti è solito mangiare il nostro campione. Facendo un’ eccezione per la pizza (che se è artigianale rimane un piatto tipico della nostra tradizione a cui è difficile rinunciare), gli altri alimenti potrebbero essere classificati sotto la grande famiglia dei junk foods (termine ormai comune che significa letteralmente “cibo spazzatura”). Non è raro l’utilizzo di panini farciti e toast e di bevande alcoliche. Spesso i panini sono ricchi di grassi saturi che a lungo andare favoriscono l’insorgenza del colesterolo. Le bevande alcooliche invece sono molto caloriche. L’alcool non ha potere nutrizionale, ovvero non apporta nutrienti alla nostra dieta, quindi anche questo utilizzo dovrebbe essere rivisto.

Figura 7

Questi sono solo i dati preliminari della ricerca effettuata.
Successivamente analizzerò le abitudini per ogni singolo pasto, comparandole con la piramide alimentare della dieta mediterranea moderna.



è possibile leggere l'articolo (leggermente ridotto rispetto a questo testo originale) che rimarrà on line solamente qualche giorno all'indirizzo: http://ilsegnale.net/?approfondimento=come-mangiano-le-donne-aspetti-preliminari-della-ricerca