mercoledì 26 gennaio 2011

Quali sono gli effetti della cottura sui principi nutritivi contenuti nelle verdure?

Le vitamine sono distinte in idrosolubili e liposolubili.
Le vitamine liposolubili (A,D,E,K) tendono ad accumularsi, tanto che ad alte dosi diventano tossiche (per questo non si deve mai superare l'RDA).
Le restanti vitamine invece si disperdono facilmente nei liquidi e a temperature tra 40 e 60° già si degradano.
Tra queste, la Vitamina C e l’acido folico, tra l'altro sensibili all’ossidazione.
Per questa ragione, esse vengono perse se gli alimenti che le contengono vengono cotti in abbondanti quantità di acqua che poi viene scartata.
Come arginare al massimo questa importante perdita di vitamine e minerali?
Un'idea è quella di evitare gli spezzettamenti degli alimenti e di scottare solamente in acqua bollente e servire subito dopo evitando lunghe cotture.
Ma la cosa senza dubbio migliore è cuocere in poca acqua, a vapore o nel microonde.
In realtà non basta sapere questo, Infatti ci sono sostanze che aumentano la loro biodisponibilità con la cottura. Si tratta per esempio di licopeni (nel pomodoro) e di altri antiossidanti.
Non dimentichiamocipero' che talvolta, quando si mangia in ristoranti che non si conosce (ad esempio) è preferibile chiedere verdura cotta. La cottura infatti distrugge i microrganismi presenti sui vegetali, aumentandone la sicurezza.

lunedì 17 gennaio 2011

LO SAI cosa stai mangiando?

Illustrazione: "cibo spazzatura" di Gianluigi Marabotti

Uova alla diossina, carni alla diossina, prodotti alimentari che sprigionano strani colori, adulterazioni….ma cosa mangiamo?.

In fila alla cassa al supermercato un ragazzino dice alla mamma che aveva comprato le uova: “oggi la prof. a scuola ci ha parlato della diossina….queste non vengono dalla Germania perché ci hanno insegnato a leggere il codice”.
Tra me e me ho pensato quanto fosse” bello” che un professore  a scuola spiegasse l’importanza dell’etichettatura. Indurrebbe sicuramente ad un consumo piu’ consapevole fin dalla piu’ giovane età. ….ma l’entusiasmo mi è subito diminuito al pensiero che forse in classe si è semplicemente perlato di un fenomeno di attualità.

Ma come stanno le cose?
Con la Convenzione di Stoccolma (maggio 2001) sugli inquinanti organici persistenti, gli stati membri si impegnano ad eliminare, o quantomeno arginare l’uso di alcune sostanze nocive per la salute umana e per l'ambiente definite inquinanti organici persistenti (POP). I POP si propagano nell'aria, nell'acqua o nel terreno e, a causa della loro scarsa degradabilità e risiedono nell'ambiente per lungo tempo.
Le diossine, nel loro insieme sono molecole (POP) molto varie (diossine e diossino simili, furani, diossani e PCB coplanari) a cui appartengono composti tossici per l'uomo e gli animali. Arrivano a livelli di tossicità valutabili in ng/kg, e sono tra i più potenti veleni conosciuti.
Oltre agli effetti endocrini, hanno effetto anche sul metabolismo, causano endometriosi e sono potenti cancerogeni, tanto che dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) sono stati inseriti tra i composti chimici del gruppo 1, Cancerogeni per l'uomo.

Il 90% dell'esposizione umana alla diossina, eccetto situazioni di esposizione a fonti puntuali (impianti industriali, inceneritori ecc.), avviene attraverso gli alimenti (in particolare dal grasso di animali a loro volta esposti a diossina) e non direttamente per via aerea. Non sono molecole idrosolubili, ma bensì liposolubili accumulando nel tessuto adiposo di uomo ed animali.
Questo fenomeno si chiama bioaccumulo e fa sì che la diossina risalga la catena alimentare umana concentrandosi sempre più, a partire dai vegetali, passando agli animali erbivori, ai carnivori ed infine all'uomo.
L'emivita (ovvero il tempo per ridurre il 50% del composto) nell'uomo varia da 5,8 a 11,3 anni (Olson 1994) a seconda del metabolismo e (essendo lipofilica) della quantità di massa grassa presente.

Questa premessa ci fa comprendere quanto dannosa sia la sua presenza nell’ambiente e sugli alimenti

Quindi che cosa è accaduto alle uova degli allevamenti tedeschi?
L’azienda Harles und Jentzsch ha venduto a ben 25 produttori 3mila tonnellate di grasso per mangimi (ma cosa mangiano queste povere bestie??). I manager dell’azienda sostengono che “per errore”, una sostanza chimica impiegata per la produzione della carta è finita nei grassi dei mangimi. I 25 produttori ignari a loro volta hanno venduto il cibo ad 8 lander tedeschi. Ciò che più mi fa rabbrividire è il commento del Ministro dell’Agricoltura e della protezione dei consumatori tedeschi: “non ci sarebbero pericoli immediati per la salute dei consumatori e gli allevamenti sono stati chiusi solo in misura cautelativa”….ma come sarebbe a dire “pericoli immediati”?
Ma non finisce qui:  il portavoce del commissario europeo per la salute non ha fatto altro che porre l’accento sul rischio veramente basso di contaminazione delle uova spiegando che nello scandalo scoppiato in Belgio nel 1999 i livelli erano 100 volte superiori e che attualmente per ottenere una concentrazione tossica per l’uomo bisognerebbe consumare una dozzina di uova….magra consolazione!
Se non altro, tramite l’etichettatura, proprio come è stato spiegato a scuola a quel ragazzino, possiamo risalire alla provenienza del’uovo ed al tipo di allevamento….quindi, se da un lato siamo tranquilli, dall’altro non possiamo evitare di pensare all’utilizzo di quelle uova  (dolci, paste spesso importati dall’estero di cui sono pieni, non solo gli scaffali dei discount, ma anche quelli dei comuni supermercati “di marca” magari come primo prezzo).

Cosa possiamo fare? A dirla tutta NIENTE!
Residui di ogni sostanza sono presenti sugli alimenti, ma in linea di massima, i consigli che si possono seguire sono gli stessi che rendono in generale più salubre la propria alimentazione
  • ·         ridurre il consumo di alimenti di origine animale (carne, latticini, uova), privilegiando verdura e frutta, legumi (fagioli, piselli, lenticchie, ceci) e cereali (pasta, riso, mais);
  • ·         variare la propria dieta, in modo da introdurre tanti alimenti diversi.
  • dato che le diossine si accumulano nei grassi è bene inoltre cercare di mantenere il peso forma.

Per terminare, riporto come spesso faccio, una parte di un articolo comparso su “Corriere Salute” on line che è tutto italiano….una ragione in piu’ per riflettere:

Dalle cozze tossiche alle mozzarelle blu: cancellata la norma che tutelava i consumatori
Cibi adulterati, non è più reato
Sparite le pene per chi vende cibo avariato
Dalle cozze tossiche alle mozzarelle blu: cancellata la norma che tutelava i consumatori
Cibi adulterati, non è più reato
Sparite le pene per chi vende cibo avariato

MILANO - Mercato ittico di Torino, quest'estate. Il pesce fresco esposto al sole, oltre 28 gradi, e alle mani dei clienti. Controllo dei carabinieri dei Nas. Reato: cattivo stato di conservazione, in base alla legge sulla Tutela degli alimenti numero 283 del 30 aprile 1962. Pena: arresto da tre mesi a un anno o multa fino a 46 mila euro.

Tutto questo però fino a metà dicembre 2010, poi più niente. Perché quella legge, tante volte applicata dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello, è stata cancellata. Non esiste più, grazie all'entrata in vigore della procedura «taglia-leggi» (legge numero 246 del 28 novembre 2005). E non esistono più i reati che contemplava. Dalle cozze «tossiche» allevate a Trieste a quelle infettate dal virus dell'epatite o dal vibrione del colera, dalle alici con il parassita (l'anisakis) alle mozzarelle blu, dal maiale alla diossina ai cibi scaduti e «rinfrescati» cambiando le etichette, dalle cotolette alla salmonella alla carne vecchia «ringiovanita» con i coloranti, dal vino adulterato con additivi chimici all'olio di oliva fatto senza olive, dalle farine alimentari con il prione (vedi Mucca pazza) al mascarpone botulinato, dagli ortaggi con il piombo alle salse rese più rosse da sostanze cancerogene, dalle acque minerali ricche in cloroformio al pane o alla mortadella agli escrementi... L'elenco è chilometrico: tutti reati che oggi, con un colpo di bacchetta magica legislativa, non esistono più. Per mancanza di legge. “

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giovedì 6 gennaio 2011

Magre da morire....e Isabelle è morta!

Scritto da Erica Balduzzi il 5 gennaio 2011 su dirittodicritica.com


Isabelle Caro, 28 anni, modella. Il suo nome non è però associato alle passerelle che aveva calcato o agli abiti che aveva indossato: è un nome legato alle foto di una donna scheletrica, scavata, col volto sciupato di una vecchia e gli occhi infossati. Era lei la modella che aveva posato nuda e senza ritocchi per la campagna pubblicitaria anti anoressia del fotografo Oliviero Toscani per la marca Nolita: all’epoca la Caro pesava 31 kg per 1,65 m di altezza.
Ed è stata sempre l’anoressia a stroncarla, lo scorso 17 novembre a Tokio, sebbene la notizia sia stata resa nota soltanto nei giorni scorsi. Nel 2006 aveva raggiunto il peso-limite di 25 kg ed era finita in coma, poi era cominciata la risalita per uscire dall’incubo, che l’aveva spinta a posare per Toscani. Una ‘soluzione’ che doveva funzionare come terapia: « Queste foto sono un orrore. – aveva detto, quando sulla campagna pubblicitaria erano fioccate le critiche perché ritenuta troppo scioccante – Ho accettato di partecipare per avvisare le ragazze giovani, mostrando loro i pericoli dei regimi, i dettami della moda e le devastazioni dell’anoressia». Nel 2008 aveva anche scritto un libro, La bambina che non voleva crescere, per raccontare la sua esperienza: l’infanzia con la madre depressa, l’anoressia iniziata all’età di 12 anni, la lotta continua contro la morte.  Lotta dalla quale però non è uscita vittoriosa: nonostante l’annuncio, all’inizio dello scorso anno, di essere riuscita a raggiungere il peso di 42 kg, a novembre era stata ricoverata per complicazioni polmonarie alle quali non è sopravvissuta.
Ma Isabelle Caro non è la prima modella uccisa dall’eccessiva magrezza: nel 2006, a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, erano morte le giovani top model Luisel Ramos, Ana Carolina Reston e Ana Sobrado Casalle. Nomi che devono la loro notorietà al macabro primato di una vita stroncata dall’anoressia a soli 21 anni. A seguito di questo scandalo erano state varate regole precise sulla salute delle modelle in numerosi paesi europei, Italia compresa, dove era stato proposto un Codice di Autoregolamentazione della Moda sotto il significativo nome di Manifesto: non solo principi astratti, ma anche provvedimenti concreti quali la presentazione di un certificato di sanità psicofisica da parte delle giovani e il divieto di sfilare per modelle  più giovani dei sedici anni e con un indice di massa corporea inferiore a 18 (il valore al di sotto del quale, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si supera la soglia della malnutrizione).
A questa causa si sono votate negli anni anche diverse attrici di Hollywood, tra cui Cameron Diaz e Kate Winslet, che da tempo lottano contro l’eccessiva magrezza anche sotto i riflettori cinematografici, mentre al Manifesto hanno aderito numerosi stilisti, per rilanciare modelli femminili armonici e sani, non basati tanto sulla taglia ma sulla proporzione del corpo nel suo insieme. Ideali, questi, condivisi all’unanimità da quanti nel mondo della moda operano e lavorano, e che hanno apparentemente tentato di abolire il canone di bellezza rappresentato dalle modelle-grissino.
Ma solo di ideali pare trattarsi. Perché proprio quando la morte di Isabelle Caro porta di nuovo alla ribalta il problema dell’anoressia nel mondo della moda mondiale, torna a far discutere il provvedimento della Camera della Moda di Milano, che a settembre aveva escluso dalla Settimana della Moda milanese il brand Elena Mirò, icona della moda per le taglie cosiddette‘forti’, dalla 44 in su. La motivazione ufficiale per l’esclusione era stata che la linea di abbigliamento over 44 non rappresentava il prêt-à-porter: inutile specificare che oltre il 30 % delle donne italiane indossi una taglia superiore alla 42.
Durante la stessa Settimana della Moda, alcune ‘sentinelle’ ingaggiate dall’Assessorato alla salute del Comune di Milano avevano inoltre identificato almeno due ragazze al limite dell’anoressia. «Non voglio censurare nulla – aveva sottolineato l’assessore Giampaolo Landi di Chiavenna – ma solo contestare quei casi di magrezza patologica, che non hanno niente a che vedere con l’eleganza, ma hanno solo un potere nocivo sulle giovanissime, che potrebbero vedere in loro un modello pericoloso da seguire».
Il problema non si limita però solo all’Italia. I primi di dicembre si è infatti concluso in America il celebre programma America’s Next Top Model, che ha visto come vincitrice la magrissima diciannovenne Ann Ward. Già prima della trasmissione, uno dei giurati aveva espresso dubbi sulla sua eccessiva magrezza (45 kg per 1,88 metri di altezza) perché cingendole la vita con le mani era possibile toccarsi le dita.  La vittoria  della ragazza è stata quindi duramente contestata da chi da anni si batte perché la moda riconosca modelli più sani e da chi vede nella Ward il classico esempio di icona di bellezza dannosa.
Non è più possibile negare infatti lo stretto legame che negli ultimi anni si è creato tra modelli proposti dalla moda e aumento dell’anoressia tra le giovani: in parte problema psicologico, incapacità di accettarsi, insicurezza, ma in parte anche sbagliate influenze sociali e mediatiche, di cui la Caro e le sue tristemente famose colleghe sono diventate il macabro simbolo.  Un esempio? Nelle culture in cui le donne troppo magre non sono apprezzate, come in certi ambienti arabi tradizionalisti, l’anoressia non esiste, mentre qui, nei paesi occidentali e ‘civili’, è ancora possibile uccidersi di fame in nome della bellezza. E sono ancora pochi quelli che si permettono di dire ad alta voce  che non è bellezza ma malattia quella per cui queste ragazze muoiono.

Acqua, peso e bellezza

Si può sopravvivere settimane senza cibo, ma solo pochi giorni senza acqua, la quale è fonte di vita perchè porta nutrimento alle cellule, espelle le scorie e quando l'organismo è dididratato le cellule rallentano le loro funzioni irrigidendosi e determinando l'invecchiamento dell'organismo.
Nel corpo umano l'acqua rappresenta il 60% - 65% del peso corporeo di un adulto e l'80% di quello di un bambino.
Le perdita di acqua avvengono attraverso respirazione, urina, sudorazione, feci, mentre il reintegro viene rimpiazzato con l'acqua stessa e quella contenuta nella frutta e verdura.Il bere a sufficienza viene evidenziato dal colore delle nostre urine: giallo paglierino, tutto va bene, giallo intenso, significa che si beve poco.
Le acque minerali devono essere pure, prive di inquinanti, imbottigliate come sgorgano dalla sorgente: l'unica aggiunta eventuale è l'anidride carbonica per renderle gassate.
La presenza di sali minerali nell'acqua determinano le proprietà salutari dell'acqua.
La quantità di sali minerali depositati da un litro di acqua fatto evaporare a 180° ci indicano il residuo fisso, in base al quale vengono classificate in:- Minimamente mineralizzate (residuo fisso < 50 mg. /litro) sono leggere e favoriscono la diuresi e la espulsione di eventuali piccoli calcoli renali
- Oligominareali (residuo fisso non superiore a 500 mg./litro). Svolgono azione diuretica e contengono poco sodio.
- Minerali (residuo fisso tra 500 e 1000 mg./litro). A seconda delle sostanze che contengono (calcio, zolfo, ferro, magnesio, bicarbonato) hanno applicazione diversa.
- Ricche di sali minerali (residuo fisso > 1500 mg./litro) bevute a scopo curativo e su cosiglio medico.
Liscia, gassata o effervescente naturale, l'acqua disseta in qualsiasi modo, ma l'acqua gassata non deve essere bevuta da chi ha problemi di aerofagia e gonfiori addominali.


Fatta questa premessa, cito un articolo pubblicato da un amico nonchè collega sull'importanza dell'acqua nella dieta:  

"Il controllo del peso inizia con una buona idratazione. L’acqua attenua infatti gli stimoli dell’appetito ed è utile per ridurre i depositi di grasso.
Molte persone che sono sottoposte a dieta bevono poco, temendo che bere porti ad una ritenzione idrica: è vero piuttosto il contrario. Ciò che in una persona in sovrappeso appare essere grasso è spesso soltanto una ritenzione d’acqua. Quando il corpo introduce poca acqua avverte infatti questa scarsità come una minaccia e ne trattiene ogni goccia: questo si traduce in piedi, mani e gambe gonfi, mentre invece quando beviamo acqua in abbondanza il corpo elimina spontaneamente gli eccessi di liquidi.
Quando il corpo sta distruggendo i grassi, esso richiede ancora più acqua per eliminare le scorie che si sono prodotte: l’American College of Sport Medicine fa notare che bere quantità adeguate di acqua mentre si è in dieta provoca la perdita di grasso, conservando tonicità muscolare e una corretta nutrizione della pelle, prevenendo il cedimento della cute e mantenendola elastica.
L’acqua in una dieta riduce dunque l’appetito e aiuta il fegato a metabolizzare i depositi di grasso. Infatti, quando i reni non assumono abbastanza acqua, il fegato non metabolizza i grassi in modo pienamente efficiente, poiché è chiamato a fare anche il lavoro che spetta al rene. Una buona idratazione aiuta inoltre a ridurre il sodio nel corpo umano, aiuta a mantenere un tono muscolare adeguato e ad eliminare dal corpo scorie e tossine e di questi tempi non è poco! Naturalmente cari lettori e lettrici, il mio invito a bere è fortissimo perchè lo stimolo della sete in questo mondo che va troppo di corsa (Celentano direbbe troppo rock), è sempre più raro. Vi consiglio quindi di bere 2-2,5 litri di acqua al dì leggermente fresca, che si assorbe più velocemente e può bruciare più calorie.
Per finire una raccomandazione: per una scelta Ecologica (tonnellate di rifiuti in meno), Salutistica (massimo controllo Enti Preposti) ed Economica (costo bassissimo)… Vi consiglio la vostra buona acqua di rubinetto..Buona bevuta."
Dr. Vittorio Roberti

Ho conosciuto personalmente il dr. Roberti e sono imasta abocca aperta nel sentirlo parlare. Un biologo nutrizionista che porta alta la bandiara di noi biologi!


domenica 2 gennaio 2011

Frutta fuori stagione


Capodanno 2010….cosa c’è stato sulle nostre tavole?? Sicuramente antipasti, primi, secondi e poi quello che la tradizione richiede: lenticchie ed uva….
Lasciamo perdere le lenticchie, che per chi fa una corretta alimentazione potrebbero essere sempre presenti in dispensa….ma pensiamo all’uva….
Bhè si compra perché dicono che "Chi mangia l'uva per Capodanno conta i quattrini tutto l'anno", ma quando si va a pagare il nostro sacchettino di uva possiamo solo asserire che i soldi ce li toglie dal portafoglio!
Si tratta di un alimento spesso proveniente da luoghi lontani, il prezzo è davvero alto (si parte de 4,90 € al kg), il sapore “insignificante” ma cosa ancor piu’ importante: inquina il nostro pianeta!
Si potrebbero stupire ugualmente gli ospiti con rarità Made In Italy (cachi, fico d'India o antiche varietà, dalla mela limoncella alla pera madernassa).
“Il consumo durante le feste di fine anno di prodotti fuori stagione provenienti di migliaia di chilometri di distanza è - sottolinea la Coldiretti - una tendenza in forte ascesa che concorre a far saltare il budget dei cenoni, con prezzi superiori ben oltre le dieci volte quelli di mele, pere, kiwi, uva, arance e clementine Made in Italy. Un'usanza che "appare del tutto ingiustificata, perchè si tratta spesso di prodotti poco gustosi e saporiti, essendo stati raccolti ad un grado di maturazione incompleto per poter resistere a viaggi di migliaia di chilometri percorsi su mezzi inquinanti che liberano nell'aria gas ad effetto serra".
I frutti di cui parla Coldiretti sono:
-         albicocche australiane (28 euro al chilo),
-         ciliegie del Cile (35 euro al chilo),
-          more dal Messico,
-         mirtilli dall'Argentina,
-         angurie del Brasile,
-         asparagi dal Perù,
-         meloni dal Guadalupe,
-         fagiolini dall'Egitto.
Tenendo ben presente che per alcuni di questi prodotti, ci sono problemi di carattere sanitario, è stato calcolato che - sottolinea la Coldiretti - un chilo di albicocche australiane viaggiano per oltre 16.000 km, bruciano 9,4 chili di petrolio e liberano 29,3 chili di anidride carbonica. Ma torniamo all’uva. In uno studio di Legambiante (“Il sapore dell’uva: ecco i risultati dell’indagine internazionale sui pesticidi“) 24 campioni prelevati nella penisola sono risultati tutti contaminati da pesticidi con una poco invidiabile media di 6,6 principi attivi per campione. In Italia in sostanza nessun campione può essere definito “raccomandabile”, 17 sono da consumare con “attenzione e ben 7 vengono etichettati come “non raccomandabili”.
Acquistare e consumare frutta e verdura di stagione significa alimentarsi in modo corretto e soprattutto sano e naturale. Consumare invece frutta e verdura nel momento in cui sono maturi naturalmente, risulta più sano ed anche economico in quanto consente anche di risparmiare sulla spesa quotidiana.

Allego una tabella per gli acquisti consapevoli.