Gli OMEGA 3 hanno un effetto positivo anche dal punto di vista antinfiammatorio. Del resto quando si parla di obesità, e quindi di organo adiposo, non si puo' omettere uno stato generalizzato di infiammazione. Ma le patologie infiammatorie sono le piu' svariate comprese le patologie reumatiche e le artriti.
Inoltre è noto l'effetto positivo in fatto di cardiopatie ed iperlipidemie.
Attività
anti infiammatoria
Am
J Clin Nutr. 2009; 90:415-24. Fish-oil
supplementation induces anti-inflammatory gene expression profiles in human
blood mononuclear cells. - Bouwens M, van de
Rest O, Dellschaft N, Bromhaar MG, de Groot LC, Geleijnse JM, Müller M, Afman
LA.
Un nuovo studio di nutrigenomica evidenzia i benefici degli
omega-3, contenuti nell’olio di pesce, per il mantenimento della buona salute
del sistema immunitario. Infatti, in una popolazione di anziani in buona
salute, è stato osservato che il DHA (acido docosaesaenoico) e l’EPA (acido
eicosapentaenoico) contenuti nell’olio di pesce alterano i profili di
espressione genica di cellule mononucleari del sangue periferico (PBMC),
appartenenti al sistema immunitario, verso stati anti-infiammatori e
anti-aterogenici. Una nuova attività degli omega-3 di cui sono già noti gli
effetti positivi sulla salute cardiovascolare, sul rischio di sviluppare alcuni
tipi di cancro, sul corretto sviluppo del feto durante la gravidanza, su una
migliore salute delle articolazioni, e sul miglioramento del comportamento e
dello stato d'animo.
Alti livelli serici di omega-3 sono correlati con un lento
invecchiamento cellulare
Journal of
the American Medical Association. 2010; 303:250-257. Association of Marine
Omega-3 Fatty Acid Levels With Telomeric Aging in Patients With Coronary Heart
Disease Farzaneh-Far R, Lin J, Epel ES, Harris WS,
Blackburn EH, Whooley MA
Una maggiore assunzione di acidi grassi
omega-3 marini è associata ad una sopravvivenza prolungata nei pazienti affetti
da malattia coronarica. Infatti è stata studiata l'associazione tra livelli di
acidi grassi omega-3 nel sangue e i cambiamenti temporali nella lunghezza dei
telomeri (marker di invecchiamento biologico). In uno studio prospettico di
coorte su pazienti ambulatoriali con coronaropatia stabile, è stato osservato
che il tasso di accorciamento della lunghezza dei telomeri leucocitari è
inversamente associato all’assunzione di acidi grassi omega-3 a lunga catena:
un aumento dei livelli di acidi grassi omega-3 nel sangue è stato associato ad
una riduzione del 32% della probabilità di accorciamento dei telomeri.
DHA
e funzionalità piastrinica
The FASEB Journal article
fj.09-133421. 2009. Increasing intakes
of the long-chain -3 docosahexaenoic acid: effects on platelet functions and
redox status in healthy men - Guillot
N, Caillet E, Laville M, Calzada C, Lagarde M, Véricel E
Una dose di 200 mg al giorno di DHA può prevenire le malattie
cardiovascolari negli uomini sani. E’ stato visto che due settimane di
supplementazione sono state sufficienti per indurre un effetto antiossidante in
un gruppo di pazienti trattati. 250 mg di EPA e DHA sono i valori di
riferimento da considerare se si vuole integrare la propria dieta con questi
acidi grassi. Anche se le raccomandazioni dell’American Heart Association
sostengono che l’integrazione giornaliera di DHA ed EPA dovrebbe essere di
circa un 1 g in più nelle persone con malattia coronarica.
Associati
alle statine possono controllare la lipemia
European Journal of
Clinical Nutrition. Eur J Clin Nutr. 2011; 65:110-6 Prospective randomized
comparison between omega-3 fatty acid supplements plus simvastatin versus
simvastatin alone in Korean patients with mixed dyslipidemia: lipoprotein
profiles and heart rate variability. Kim, SH; Kim, MK; Lee, HY; Kang, HJ;
Kim, YJ; Kim, HS
La combinazione di statine con acidi grassi omega-3 (supplementi
sottoforma di capsule) può essere più efficace nel gestire una condizione di
iperlipemia, piuttosto che le statine assunte in monoterapia, in pazienti
iperlipidemici (TG: 200-499mg/100ml) e ipercolesterolemici (colesterolo totale
superiore a 200mg/100ml). Infatti un trattamento in combinazione (20mg di
simvastatina + 4g di omega-3 al giorno (1,86g di EPA e 1,4g di DHA)) è risultato
essere efficace nel ridurre i livelli ematici di trigliceridi del 41% ,
rispetto al 13,9% del trattamento in monoterapia con statine (simvastatina). La
combinazione di acidi grassi omega-3 e simvastatina, dovrebbe essere
considerata una opzione di trattamento ottimale per i pazienti con dislipidemia
mista, in grado di abbassare i livelli dei TG, senza attenuare la riduzione del
colesterolo LDL, già indotta dalle statine. Lo studio sembra supportare i
numerosi studi che collegano l'assunzione di omega-3 al miglioramento della
salute cardiovascolare. Ad oggi, gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) sono stati
associati a miglioramenti nei livelli di lipidi nel sangue, ad una minor
tendenza di trombosi, a minori livelli di pressione arteriosa e ad un miglioramento
della frequenza cardiaca oltre che della funzione vascolare. Al di là della
salute cardiovascolare, l’assunzione di acidi grassi omega-3, in particolare di
EPA e DHA, è stata collegata ad una vasta gamma di benefici per la salute, tra
cui riduzione del rischio di sviluppare alcuni tumori, un corretto sviluppo del
feto durante la gravidanza, il mantenimento di una buona salute delle
articolazioni e un miglioramento del tono dell’umore. In contrasto con i
potenziali effetti collaterali gravi conseguenti alla combinazione di statine
con fibrati, una terapia di combinazione di acidi grassi omega-3 e simvastatina
ha mostrato pochi eventi avversi correlati.
Riducono
il rischio di fibrillazione
Circulation. 2012;
125: 1084-1093. DOI:10.1161/CIRCULATIONAHA.111.062653 Association of Plasma Phospholipid
Long-Chain Omega-3 Fatty Acids With Incident Atrial Fibrillation in Older
Adults: The Cardiovascular Health Study. - Wu JHY, Lemaitre RN, King IB,
Song X, Sacks FM, Rimm EB, Heckbert SR, Siscovick DS, Mozaffarian D
I benefici per
la salute del cuore legati al consumo di olio di pesce, e gli acidi grassi
omega-3 in esso contenuti, sono ben documentati. Fino ad oggi, gli acidi grassi
polinsaturi (PUFA) sono stati associati a miglioramenti a livello dei lipidi
nel sangue della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e della funzione
vascolare, oltre che una minor tendenza di trombosi. Uno studio prospettico ha
analizzato i dati provenienti da 3.326 uomini e donne statunitensi con un’età
media di 74 anni. Nel corso dello studio sono stati segnalati 789 casi di
fibrillazione atriale. I risultati hanno dimostrato che l’aumento del consumo
di acidi grassi omega-3 può ridurre di circa il 30% il rischio di fibrillazione
atriale, cioè dell’irregolarità del battito cardiaco (aritmia cronica) negli
anziani, un gruppo a rischio particolarmente elevato. In particolare la
diminuzione sembra essere associata ai livelli di DHA più che di EPA. In
particolare ogni 1% in più di acidi grassi omega-3 assunti è associato ad un
rischio inferiore del 9% di sviluppare la fibrillazione striale. Numerose linee
guida nazionali ed internazionali alimentari consigliano, da 1 a 2 porzioni di
pesce alla settimana (preferibilmente pesce azzurro), per ottenere circa 250 mg
o più di acidi grassi omega-3 al giorno.
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