Illustrazione: "cibo spazzatura" di Gianluigi Marabotti |
Uova alla
diossina, carni alla diossina, prodotti alimentari che sprigionano strani
colori, adulterazioni….ma cosa mangiamo?.
In fila alla
cassa al supermercato un ragazzino dice alla mamma che aveva comprato le uova: “oggi
la prof. a scuola ci ha parlato della diossina….queste non vengono dalla Germania
perché ci hanno insegnato a leggere il codice”.
Tra me e me ho
pensato quanto fosse” bello” che un professore a scuola spiegasse l’importanza
dell’etichettatura. Indurrebbe sicuramente ad un consumo piu’ consapevole fin
dalla piu’ giovane età. ….ma l’entusiasmo mi è subito diminuito al pensiero che
forse in classe si è semplicemente perlato di un fenomeno di attualità.
Ma come stanno
le cose?
Con la
Convenzione di Stoccolma (maggio 2001)
sugli inquinanti organici persistenti, gli stati membri si impegnano ad
eliminare, o quantomeno arginare l’uso di alcune sostanze nocive per la salute
umana e per l'ambiente definite inquinanti organici persistenti (POP). I POP si
propagano nell'aria, nell'acqua o nel terreno e, a causa della loro scarsa
degradabilità e risiedono nell'ambiente per lungo tempo.
Le diossine,
nel loro insieme sono molecole (POP) molto varie (diossine e diossino simili,
furani, diossani e PCB coplanari) a cui appartengono composti tossici per
l'uomo e gli animali. Arrivano a livelli di tossicità valutabili in ng/kg, e sono
tra i più potenti veleni conosciuti.
Oltre agli
effetti endocrini, hanno effetto anche sul metabolismo, causano endometriosi e
sono potenti cancerogeni, tanto che dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) sono stati inseriti
tra i composti chimici del gruppo 1, Cancerogeni per l'uomo.
Il 90%
dell'esposizione umana alla diossina, eccetto situazioni di esposizione a fonti
puntuali (impianti industriali, inceneritori ecc.), avviene attraverso gli
alimenti (in particolare dal grasso di animali a loro volta esposti a diossina)
e non direttamente per via aerea. Non sono molecole idrosolubili, ma bensì
liposolubili accumulando nel tessuto adiposo di uomo ed animali.
Questo fenomeno
si chiama bioaccumulo e fa sì che la diossina risalga la catena alimentare
umana concentrandosi sempre più, a partire dai vegetali, passando agli animali
erbivori, ai carnivori ed infine all'uomo.
L'emivita (ovvero
il tempo per ridurre il 50% del composto) nell'uomo varia da 5,8 a 11,3 anni
(Olson 1994) a seconda del metabolismo e (essendo lipofilica) della quantità di
massa grassa presente.
Questa
premessa ci fa comprendere quanto dannosa sia la sua presenza nell’ambiente e
sugli alimenti
Quindi che
cosa è accaduto alle uova degli allevamenti tedeschi?
L’azienda
Harles und Jentzsch ha venduto a ben 25 produttori 3mila tonnellate di grasso
per mangimi (ma cosa mangiano queste povere bestie??). I manager dell’azienda
sostengono che “per errore”, una sostanza chimica impiegata per la produzione
della carta è finita nei grassi dei mangimi. I 25 produttori ignari a loro
volta hanno venduto il cibo ad 8 lander tedeschi. Ciò che più mi fa
rabbrividire è il commento del Ministro dell’Agricoltura e della protezione dei
consumatori tedeschi: “non ci sarebbero pericoli immediati per la salute dei
consumatori e gli allevamenti sono stati chiusi solo in misura cautelativa”….ma
come sarebbe a dire “pericoli immediati”?
Ma non finisce
qui: il portavoce del commissario
europeo per la salute non ha fatto altro che porre l’accento sul rischio
veramente basso di contaminazione delle uova spiegando che nello scandalo
scoppiato in Belgio nel 1999 i livelli erano 100 volte superiori e che
attualmente per ottenere una concentrazione tossica per l’uomo bisognerebbe consumare
una dozzina di uova….magra consolazione!
Se non altro,
tramite l’etichettatura, proprio come è stato spiegato a scuola a quel
ragazzino, possiamo risalire alla provenienza del’uovo ed al tipo di
allevamento….quindi, se da un lato siamo tranquilli, dall’altro non possiamo
evitare di pensare all’utilizzo di quelle uova (dolci, paste spesso importati dall’estero di
cui sono pieni, non solo gli scaffali dei discount, ma anche quelli dei comuni
supermercati “di marca” magari come primo prezzo).
Cosa
possiamo fare? A dirla tutta NIENTE!
Residui di ogni
sostanza sono presenti sugli alimenti, ma in linea di massima, i consigli che si possono seguire sono gli stessi che
rendono in generale più salubre la propria alimentazione
- · ridurre il consumo di alimenti di origine animale (carne, latticini, uova), privilegiando verdura e frutta, legumi (fagioli, piselli, lenticchie, ceci) e cereali (pasta, riso, mais);
- · variare la propria dieta, in modo da introdurre tanti alimenti diversi.
- dato che le diossine si accumulano nei grassi è bene inoltre cercare di mantenere il peso forma.
Per terminare, riporto come spesso faccio, una parte
di un articolo comparso su “Corriere Salute” on line che è tutto italiano….una
ragione in piu’ per riflettere:
“Dalle cozze tossiche alle mozzarelle blu: cancellata
la norma che tutelava i consumatori
Cibi adulterati, non è più reato
Sparite le pene per chi vende cibo avariato
MILANO - Mercato ittico di Torino,
quest'estate. Il pesce fresco esposto al sole, oltre 28 gradi, e alle mani dei
clienti. Controllo dei carabinieri dei Nas. Reato: cattivo stato di
conservazione, in base alla legge sulla Tutela degli alimenti numero 283 del 30
aprile 1962. Pena: arresto da tre mesi a un anno o multa fino a 46 mila euro.
Tutto questo però fino a metà dicembre 2010, poi più niente. Perché quella legge, tante volte applicata dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello, è stata cancellata. Non esiste più, grazie all'entrata in vigore della procedura «taglia-leggi» (legge numero 246 del 28 novembre 2005). E non esistono più i reati che contemplava. Dalle cozze «tossiche» allevate a Trieste a quelle infettate dal virus dell'epatite o dal vibrione del colera, dalle alici con il parassita (l'anisakis) alle mozzarelle blu, dal maiale alla diossina ai cibi scaduti e «rinfrescati» cambiando le etichette, dalle cotolette alla salmonella alla carne vecchia «ringiovanita» con i coloranti, dal vino adulterato con additivi chimici all'olio di oliva fatto senza olive, dalle farine alimentari con il prione (vedi Mucca pazza) al mascarpone botulinato, dagli ortaggi con il piombo alle salse rese più rosse da sostanze cancerogene, dalle acque minerali ricche in cloroformio al pane o alla mortadella agli escrementi... L'elenco è chilometrico: tutti reati che oggi, con un colpo di bacchetta magica legislativa, non esistono più. Per mancanza di legge. “
Tutto questo però fino a metà dicembre 2010, poi più niente. Perché quella legge, tante volte applicata dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello, è stata cancellata. Non esiste più, grazie all'entrata in vigore della procedura «taglia-leggi» (legge numero 246 del 28 novembre 2005). E non esistono più i reati che contemplava. Dalle cozze «tossiche» allevate a Trieste a quelle infettate dal virus dell'epatite o dal vibrione del colera, dalle alici con il parassita (l'anisakis) alle mozzarelle blu, dal maiale alla diossina ai cibi scaduti e «rinfrescati» cambiando le etichette, dalle cotolette alla salmonella alla carne vecchia «ringiovanita» con i coloranti, dal vino adulterato con additivi chimici all'olio di oliva fatto senza olive, dalle farine alimentari con il prione (vedi Mucca pazza) al mascarpone botulinato, dagli ortaggi con il piombo alle salse rese più rosse da sostanze cancerogene, dalle acque minerali ricche in cloroformio al pane o alla mortadella agli escrementi... L'elenco è chilometrico: tutti reati che oggi, con un colpo di bacchetta magica legislativa, non esistono più. Per mancanza di legge. “
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