Riporto un articolo tratto da "l'espresso" on-line e di cui condivido pienamente i contenuti.
Spesso infatti qualcuno mi chiede se consiglio o meno alimenti biologici. La domanda mi lascia sempre perplessa. Purtroppo credo che dietro al discorso del biologico ci sia un business notevole. Senza poi considerare le pioggie acide e l'inquinamento ambientale. Forse gli alimenti biologici dovrebbero crecere sotto serra...ma se nel campo del vicino c'è un'infiltrazione come la mettiamo?
Allora dico si al biologico se ho davanti una persona che ha accertate allegie agli additivi, agli antiparassitari usati in agricolture....mentre a tutti gli altri consiglio vivamente di lavare e sbucciare la frutta ed usareprodotti specifici per la verdura.
l'altricolo che riporto è scritto da Tiziana Moriconi e recita:
"Al Mercatino del biologico nel centro di Milano la prima bancarella che si incontra è di un'azienda agricola di Ponte Nizza, vicino Pavia. Esposte ci sono delle buste con le mele: tre chili, un euro e mezzo. Le coltiva proprio il signore dietro al bancone, e questo per i devoti dell'ecoshopping è un plus. Ma sulla confezione delle mele del signore di Pavia non c'è la fogliolina con le 12 stelle, il simbolo che per legge identifica i prodotti biologi. Delusi? Più che altro preoccupati. Sentite perché.
"L'iter per la certificazione dei prodotti biologici è troppo complesso", spiega l'agricoltore: "Basta un'infiltrazione da un campo vicino per non ottenerla o vedersela revocata. Io so come coltivo le mie mele. E tanto basta. Perché non è detto che i prodotti certificati come biologici siano più salutari dei miei". Di certo sono più costosi: pochi metri più in là le mele costano 3 euro al chilo: vengono dalla Val di Non, in Trentino, e sulla busta troneggia il marchietto Bio. Basta da solo a giustificare una simile differenza di prezzo? Perché le stesse Golden italiane e biologiche persino in un supermercato costano 2,48 euro al chilo, mentre quelle tradizionali ne costano 1,68. Questa è la domanda che tutti gli ecoconsumatori si fanno ma alla quale nessuno sa rispondere con certezza: perché i prodotti bio sono così cari? Sono più buoni? O più salutari?
Chiedetelo a chi si occupa di salute e alimentazione e non otterrete risposta. Per la scienza, la linea di demarcazione tra cibo biologico e "convenzionale" non è affatto netta giacché sebbene ormai gli studi sulle proprietà dei cibi biologici in relazione alla salute comincino a essere un bel numero, la gran parte di queste ricerche non è condotta secondo criteri soddisfacenti sul piano scientifico. Alan D. Dangour, biochimico britannico, esperto di nutrizione e salute pubblica, ha appena finito di analizzare oltre 98 mila articoli scientifici sulle relazioni tra cibo biologico e salute, selezionandone 12 davvero significativi. Risultato: in un solo caso viene mostrata un'associazione tra una dieta strettamente biologica e la riduzione dell'eczema nei bambini. La conclusione, riportata recentemente su "American Journal of Clinical Nutrition", è che non ci sono abbastanza dati per mettere in evidenza eventuali altre differenze.
"Non disponiamo di sufficienti informazioni dal punto di vista nutrizionale e della salute perché gli studi condotti finora hanno preso in esame troppo pochi campioni, o comunque quelli di una sola stagione, e i risultati si possono persino invertire da una stagione all'altra. Ad influire sulle proprietà di un alimento ortofrutticolo sono poi la varietà, il clima e il suolo, quindi è difficilissimo fare delle comparazioni", spiega Flavio Paoletti, ricercatore all'Inran, l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, che da anni si occupa di biologico e raccoglie dati in proposito.
Ma se i lavori scientifici sono pochi e mancano di dare risposte definitive, il motivo per cui si dovrebbero spendere quegli 80 centesimi in più a cuor leggero è invece molto chiaro per chi nel biologico ci ha investito e ci crede. Non sta in ipotetici valori nutrizionali, ma nella certezza di mangiare un prodotto meno "inquinato" e ottenuto nel rispetto della biodiversità e del benessere del suolo (o degli animali, nel caso di alimenti non ortofrutticoli), senza ricorrere a pesticidi e fertilizzanti chimici, ma solo a sistemi e a sostanze "naturali", derivate cioè da piante, animali o minerali. Una certezza che alimenta un giro di affari che in Italia viene ormai stimato in oltre 3 miliardi di euro, mentre il mercato europeo ne vale circa 13 e quello mondiale più di 37, cifra raddoppiata rispetto a cinque anni fa. E che non si cura del fatto che alcuni prodotti biologici arrivano a costare più del doppio dei loro corrispettivi convenzionali, mentre un alimento bio, infatti, costa al produttore dal 20 al 30 per cento in più, in media, rispetto a uno non bio, fanno sapere dall'Aiab (Associazione italiana per l'agricoltura biologica). "Nel caso dei prodotti ortofrutticoli, la differenza si deve al fatto che la produzione di un campo biologico è generalmente inferiore di quella di un campo coltivato con i metodi classici, perché i sistemi ecologici di difesa dagli insetti e dai funghi richiedono tempi più lunghi rispetto ai pesticidi chimici, e possono quindi essere meno efficaci", riferisce l'associazione."
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